LUDENZ #0 - OLTRE IL VIDEOGIOCO


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"Ludenz. La sua visione potrebbe essere la tua"

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LA SUA VISIONE POTREBBE BENISSIMO ESSERE LA TUA

 Potrebbe cominciare con questo slogan, l’editoriale di apertura di una rivista ideale, a lungo immaginata, che pretende trattare della cultura che ruota attorno al ludus digitale.

 Perché davvero, è solo e principalmente di questo che si tratta oggi: della visione di una nuova critica dei videogiochi.

 Parafrasando Kieron Gillen nel suo Manifesto del 2004 “The New Games Journalism”, esistono opinionisti di videogiochi di tutti i tipi ai quali non interessa minimamente sentire parlare di creatività, o chiedersi cosa loro stessi stiano facendo per il mondo dei videogiochi. Il motivo è semplice. Molti giornalisti del settore dei videogiochi hanno dimenticato perché stanno scrivendo, parlando e ponderando di videogiochi. Al contrario degli editori che invece investono soldi, è piuttosto questo tipo di gente a rappresentare il nemico della cultura dei videogiochi.  

 L’approccio al Nuovo Giornalismo dei Videogiochi è semplice. Più che una struttura metodica si tratta di una narrativa fatta di emozione, di insight. È per tale motivo che LUDENZ non è un catalogo di suggerimenti o una guida per gli acquisti. Tuttavia LUDENZ riconosce che il non soddisfare un livello di informazione base per il lettore-consumatore sarebbe peggio del proporre il nulla.  

 Ciò che resta da fare quindi è immaginare una cultura della scrittura. E questa cultura deve superare il giornalismo video-orientato.

 Il bello della maggior parte degli articoli del New Game Journalism è che questi non riguardano le analisi dei videogiochi in senso tradizionale. Secondo il NGJ, i videogiochi possono essere meglio compresi facendosi analoghi al giornalismo di viaggio, dove lo scrittore risponde alle esperienze soggettive che gli vengono presentate dal mondo di gioco, assieme alle interazioni con altri giocatori online, gli eventi del mondo-reale che ruotano attorno al gameplay e tutte le altre esperienze e gli aneddoti personali che creano l’unicità di una storia da raccontare. Questa storia, nata dalla sensibilità di chi scrive, non è necessariamente indicativa dell’esperienza che altri giocatori ricaveranno dal gioco, e pertanto risulterà lontana dall’offrire qualsiasi giudizio di valore oggettivo sui demeriti e le virtù di un videogioco. L’attenzione di chi abbraccia il nuovo giornalismo dei videogiochi è invece focalizzata sulla esperienza soggettiva della persona che gioca il videogioco.

 In Strade Morte (1994, Sugarco Edizioni) William Burroughs (1914-1997) scrive:

- “Ogni volta che usate questo arco, io ci sarò” dice il maestro arciere Zen ai suoi studenti. E intende questo del tutto letteralmente. Vive nei suoi studenti, e così raggiunge un certo grado di immortalità. E l’immortalità di uno scrittore deve essere presa alla lettera. Ogni volta che qualcuno legge le sue parole, lo scrittore è là. Vive nei suoi lettori. -

 Ciò potrebbe applicarsi senza problemi a chi sviluppa videogiochi e alle sue visioni. Seguendo il pensiero di Burroughs, i game designer vivono nei videogiocatori attraverso i loro videogiochi. Ogni volta che qualcuno gioca ad un loro videogioco, Shigeru Myamoto, Hideo Kojima, David Cage, Suda 51, Warren Spector e Ken Levine sono là.

 Domanda: ogni volta che qualcuno scrive di videogiochi, dove si situa? Cosa rimane, e come permane nel tempo chi scrive e fa critica dei videogiochi? Questo riporta dritto alla questione iniziale.

 Ci deve essere una cultura della scrittura. E questa cultura deve superare il giornalismo video-orientato.

 Eliminando il ciclo di reveal, anteprima e recensione, vale a dire la meccanicità strutturale che infesta l’analisi dei videogiochi, l’obiettivo principale di LUDENZ non è scientifico, mirato a piazzare il videogioco sotto una lente per capire le regole e le dinamiche strutturali che attribuiscono un valore ad una esperienza videoludica - la stessa che attraverso la sensibilità, il talento e l’arte degli sviluppatori si fa poi esperienza umana del giocatore.

 L’obiettivo di LUDENZ è quello di capire come possano essere ridefiniti il ruolo e i modi di esprimersi di qualcuno che scrive di videogiochi. Capire cosa si può trasmettere del videogioco oltre il videogioco, in luogo del semplice informare.

 È questo il “Beyond the PlayVerse” di LUDENZ: una visione soggettiva, unica, personale, che potrebbe essere quella di molti, di tanti, più di quanti si possa immaginare.

 Benvenuti a questa nuova visione.

 Benvenuti su LUDENZ.

LUIGI MARRONE


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